Questo itinerario, di forte valenza storico-culturale per il territorio, collega le due vallate del Tronto e del Castellano che hanno visto avvicendarsi nei secoli banditi, soldati corsi, francesi, napoleonici e rivoltosi dell’esercito piemontesi.
Arrivati alla frazione di Ponte d’Arli, concedetevi un po’ di tempo per visitare il Borgo e soprattutto il suo imponente Ponte costruito tra il 1572-1580, a sostituzione di quello più a valle, crollato durante la piena di San Giovanni.
Dal corso principale attraversate il ponte e la strada Salaria e vi troverete alla partenza del sentiero come indicato dalle frecce.
Percorrete un breve tratto di strada bianca che lascerete poco dopo a favore di una stradina che sale sulla sinistra e si posiziona sotto la parete rocciosa del versante sinistro.
Continuate a salire, attraversate più volte la strada che conduce alla cava posta qualche centinaio di metri a monte per inoltrarvi ad un certo punto su un sentiero che si inoltra nel sottobosco. Sbucate su una radura e al borgo di Palazzaccio, posto su un’amena spianata baciata dal sole. Le sue case in bianco travertino proveniente dalla sottostante cava, e oggi non più abitate, mantengono l’antico fascino. Da qui potete scegliere se andare verso il mulino di Piedicava oppure continuare a salire verso Cervara.
Il sentiero è ampio, continuate a salire seguendo le bandierine bianche e rosse. In più punti trovate piccoli cancelli che vi chiediamo di aprire e chiudere dietro di voi così da salvaguardare le colture da animali selvatici, soprattutto cinghiali che gironzolano di notte in cerca di cibo.
In questa zona più che in altre avrete modo di ammirare il lavoro dell’uomo per contenere la terra a monte e a valle del sentiero con dei magnifici muretti a secco -che avrebbero bisogno di manutenzione.
Arrivate a Cervara, borgo arroccato, probabilmente riserva di caccia dei Nobili Ascolani da cui deriva il nome, la frazione di confine con il comune di Ascoli Piceno. Fate un giro tra le pittoresche “ruette” o sedete su una delle panchine che affacciano sul belvedere sottostante. Avete diluito in 4,5 km quasi 500 metri di dislivello e siete ora nel punto più alto dell’itinerario. Da qui iniziate a scendere, l’imbocco del sentiero che conduce a Talvacchia è a sinistra sulla strada provinciale che sale da Taverna di Mezzo verso San Gregorio. Dopo poco la bretella si ricongiungerà con il sentiero che scende da San Gregorio.
Sulla destra in più punti è possibile scorgere tra i rami qualche ansa del lago che corre in basso parallelamente al sentiero.
Il tracciato, sempre ben evidente, in alcuni passaggi stretti è stato scavato dall’acqua che si incanala scendendo.
Attraversate pinete e boschi di querce, e ad un certo punto arriverete su una roccia con il panorama aperto su ambo le vallate. Continuate a seguire i segni bianchi e rossi che scendono a destra. La serpentina creata per addolcire il dislivello vi condurrà verso l’abitato di Talvacchia. Poco prima, però trovate le indicazioni per “Carlccitt”, agglomerato di case arroccato a picco sul lago con una vista spettacolare, abitato fino al 1960 ed oggi abbandonato.
Dopo poco l’itinerario ritorna su strada, percorsa dai tagliatori di legna e dagli abitanti della frazione di Talvacchia. Potete fermarvi qui o scendere all’omonima diga.